di Franco Ferrari
“Il principio di sovrapposizione” (Lavinia Dickinson 2021), una silloge di poesie di cui non si può che ammirare la scrittura unica e sorprendente, che colpisce dritta al cuore. La bravura di Roberto Malini è evidente nella sua continua innovazione del linguaggio e nella sua capacità di esprimere emozioni intense con una metrica originale che riecheggia nella mente e nell’animo di chi legge. Il ritmo è una corsa attraverso il fuoco della passione civile e artistica e il linguaggio è conciso e diretto, ma allo stesso tempo ricco di immagini vivide e simboli poderosi. La sintassi virtuosistica e nello stesso tempo trasparente della raccolta è assolutamente non convenzionale e crea una sovrapposizione di parole che genera effetti emotivi profondi, a volte laceranti. Ci si ritrova in un paesaggio lessicale privo di punti di riferimento, crudo e imprevedibile come la realtà che ci circonda e che non siamo in grado di controllare in alcun modo. È un’esperienza che coinvolge mente, cuore e coscienza. I versi dell’autore sono caratterizzati da una sensibilità sociale ed umana che non cerca filtri e riflette su temi come la povertà, la giustizia, l’emarginazione, la violenza, l’indifferenza che permeano il mondo. Poesia dopo poesia, l’autore si dimostra in grado di catturare la sofferenza umana e di trasformarla in arte, che riflette un’esperienza vera e complessa del mondo, suggerendo empatia per coloro che soffrono. Non possiamo ignorare come in questa raccolta venga talora oltrepassata la forma tradizionale della poesia, pur non essendo mai rinnegata. Ci sono radici tradizionali su cui si forma la metrica libera e fluida dell’autore, a supporto di una scrittura fortemente emozionale e, in un certo senso, profetica. Questo lo distingue da molti altri validi poeti di oggi e lo rende il precursore di una poesia che ha bisogno di trasformarsi per non perdere la sua influenza civile, il suo peso specifico nella letteratura e più in generale nella cultura. Una donna Una donna tornò dalla morte, mentre nuvole senza colore passavano indifferenti sul mondo. Il mare rifletteva palazzi e giardini che sorgevano uno accanto all’altro, come in un gioco di costruzione. Al tramonto la donna indicò un punto all’orizzonte. Non si poteva fare a meno di piangere, sulla costa insanguinata.
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